Se non ci fossero loro: gli arbitri

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Questo blog segue diversi campionati di basket e football americano ed è a contatto con staff, giocatori, tifosi e realtà assai diverse per forza e talento espressi dalle squadre in campo.

Non avrei mai immaginato di fare un articolo come questo, ma mi trovo nella necessità di specificare alcune cose riguardo una categoria senza la quale tutti questi campionati non sarebbero disputati, ma che spesso viene considerata come dannosa per il sistema che la richiede.

Solamente nelle ultime settimane mi sono confrontato con alcuni episodi che mi hanno fatto riflettere sul ruolo degli arbitri e del rapporto di questi con il sistema informativo legato ai campionati nei quali essi operano, ma andiamo con ordine specificando alcuni aspetti fondamentali per capire il mio pensiero a riguardo:

1) Gli arbitri sono persone e come tali sono soggetti ad errori.

Questo primo concetto dovrebbe essere fondamentale per capire che difficilmente ci saranno gare totalmente prive di errori da parte degli arbitri. Essi, inoltre, si trovano spesso all'interno delle azioni di gioco e quindi nella posizione peggiore per vedere e valutare cosa accada realmente.

Questo concetto vale anche per le crew più numerose come quelle del football, perchè comunque gli arbitri si trovano non in postazione più elevata, ma sul piano di gioco.

2) I giocatori puntano ad agire ai limiti del regolamento cercando di trarre in inganno gli arbitri

Quello che si deve sempre pensare è che dove non arriva il talento arriva la furbizia e quindi sempre più spesso sono gli stessi giocatori che, pur lamentandosi per i fischi "errati", fanno di tutto per non mettere gli arbitri nella condizione di agire nel migliore dei modi

3) Le regole e gli adeguamenti del regolamento non coincidono con lo sviluppo del gioco

Questo terzo punto è molto importante per capire gli episodi di cui parlerò in seguito. In poche parole quando le Leghe chiudono il recinto, spesso, i buoi sono già fuggiti e quindi, se si considerano queste come granitiche nel recepire gli sviluppi della gioco, anche le variazioni regolamentari non sono istantanee e spesso vanno a complicare le decisioni arbitrali invece di aiutare la crew a seguire un gioco in rapida evoluzione tecnica ed atletica.

4) Gli arbitri non sono giocatori e si chiudono verso l'esterno

Questo concetto tanto caro quando si parla di sport italiano messo in contrapposizione con quello USA è valido in entrambi i casi anche se con delle sfumature. 

Il professionismo della classi arbitrale può portare il concetto di maggiore preparazione, ma rimane il fatto che il rapporto tra crew e giocatori è spesso ostacolato con gli uni che non hanno un rapporto sereno, spesso legati al proprio ruolo di comando sulla gara, e gli altri che si sentono in continuo presi di mira dagli altri. In particolare parlo di due aspetti di questo rapporto, il primo che vale nelle Leghe americane e che prevede tacitamente una certa scala gerarchica per i giocatori, che acquistano con il loro valore sul campo anche il diritto di confrontarsi con i direttori di gara, il secondo con una disparità sia tra i diversi arbitri nella stessa gara che tra crew in partite diverse nel rapporto con i giocatori.

Lo sport di cui parlo in questo pezzo è comunque di valenza nazionale e non dovrebbe essere affetto dal rapporto spesso personale che le crew hanno con squadre e giocatori nei campionati minors dove spesso la squadra ospite viaggia per decine di chilometri e trova arbitri che sono della città ospitante con spesso trascorsi nella società di casa, andando a creare situazioni particolari.

Inoltre, con l'idea di evitare polemiche, gli arbitri sono invitati a non commentare le decisioni prese e questo li rende ancora più al di fuori del confronto.

5) L'utilizzo del replay non chiarisce del tutto le situazioni 

Si è partiti dal challenge della NFL ed ora l'instant replay è stato introdotto in tutte le massime serie di basket e football, ma se da un lato aiuta gli arbitri a dipanare alcune situazione, indubbiamente non è uno strumento che può azzerare le decisioni dubbie.

Anche perchè non tutto è rivisto, logicamente anche per non allungare i tempi.

6) Il tifoso è contro gli arbitri a prescindere

Se due tifosi di squadre avversarie guardassero la stessa gara ed alla fine dovessero dare un giudizio sugli arbitri, entrambi direbbero che sono stati penalizzati dai fischi. Sia che la propria squadra abbia vinto largamente sia che abbia faticato o che abbia perso.

Da questo, se chi commenta le gare si posiziona come tifoso, indubbiamente faticherà ad essere oggettivo nelle sue frasi.

7) Un detto dello sport è: gli arbitri ti hanno fatto perdere se tu li hai messi nella condizione di farlo

Questo concetto è molto importante ed ha visto il suo svolgimento nel recente Super Bowl, come spiegherò più avanti, in pratica se domini una gara, difficilmente gli arbitri avranno così tanto potere da fartela perdere, se tu, una gara che dovresti vincere a mani basse, non la giochi al meglio e ti trascini dietro gli avversari ben meno strutturati di te, potresti subire alcune decisioni arbitrali dubbie in tuo sfavore. Questo si lega al punto successivo.

8) Spesso anche solo un fischio dubbio influenza sulla testa dei giocatori più di una giocata dell'avversario 

Questo molte volte è il concetto fondamentale: se una squadra subisce mentalmente alcuni i fischi arbitrali potrebbe uscire dalla partita e quindi scavarsi da sola la fossa.

Il fatto che lo sport ad alti livelli sia anche basato sulla testa dei giocatori è di facile lettura, ma che spesso un giocatore che si sente penalizzato da un fischio tenda ad abbassare la concentrazione sulla gara scaricando la colpa sulle crew è altrettanto vero.


Partendo da queste premesse mi trovo da raccontare tre situazioni rappresentative con cui mi sono confrontato nel recentissimo passato e che evidenziano come la cultura sportiva sia ancora lontana dallo sdoganamento di pregiudizi sulla classe arbitrale.

Iniziamo con l'evento più importante del football americano di questa stagione: il Super Bowl LV.

L'articolo di commento alla partita è stato indicato come fazioso nel paragrafo riguardante alcuni fischi generosi a favore di Tampa Bay. 

In realtà ho cercato di minimizzare l'influenza dei fischi che mi sono apparsi esagerati, sia perchè non essendo tifoso di una delle due squadre non ho guardato la partita con occhi di parte (precedente punto 6) sia per il fatto che almeno su due di questi il regolamento complica la vita degli arbitri che nelle situazioni di holding e pass interference usano misure differenti anche durante la stessa gara, verosimilmente perchè le regole lasciano spazio ad una interpretazione non univoca degli eventi (punto 3) sia perchè i giocatori hanno cercato di evidenziare il gioco al limite dell'avversario (punto 2), ma soprattutto per i precedenti punti 7 e 8: Kansas City si è condizionata da sola dopo quei fischi e comunque difficilmente nelle condizioni che si erano create sarebbe riuscita ad uscire dal buco che da sola si era creata.

Leggendo il pezzo qualcuno ha voluto vedere una motivazione della sconfitta dei Chiefs in quel paragrafo, ma in realtà era solo un'oggettiva sottolineatura di alcune scelte arbitrali che hanno condizionato il gioco degli sconfitti e che hanno confermato come su alcuni aspetti gli arbitri ancora non abbiano le spalle coperte da un regolamento che eviti interpretazioni troppo larghe che espongono le crew al continuo giudizio dei tifosi.

Da sottolineare come ritengo siano state una caduta di stile le affermazioni dell'allenatore di Tennessee al termine della gara contro Baltimora in cui puntava il dito sugli arbitri. Una serie di affermazioni non in sintonia con lo spirito sportivo.

Il secondo racconto legato agli arbitri successo recentemente è legato all'esperienza che, grazie a questo blog, ho fatto e spero di ripetere al termine di questa situazione sanitaria particolare: il contatto con la Lega di A2 di basket italiano.

Come potete leggere sulla pagina FB del blog, la mia esperienza per quest'anno si affida al LNP Pass e con esso alle telecronache delle partite. 

Quando ho iniziato a frequentare il Palaferraris o il PalaOltrepo ho letto il regolamento che la Lega Nazionale Pallacanestro ha pubblicato sul suo sito ed ho accettato, senza troppa fatica, il ruolo imparziale che un blog che vuole tenere un piglio giornalistico deve mantenere. In particolare il regolamento recita:

"I Media che lavorano in tribuna e sala stampa devono mantenere un comportamento il più imparziale possibile, evitando atteggiamenti che possano fomentare intemperanze del pubblico verso giocatori, arbitri, dirigenti e giornalisti stessi."

Mi ha fatto quindi riflettere quando ho sentito la telecronaca da Biella e quella da Capo d'Orlando con i i commentatori, che dovrebbero seguire il regolamento, attaccare in maniera continuativa l'operato degli arbitri. Questo in Italia spesso è retaggio della cultura calcistica creata da alcuni media, ma rimanda al punto 6 ed imporrebbe una valutazione su questi fatti, in modo particolare ora che, con i Palazzetti chiusi, chi segue le partite sul Pass non è più solo un tifoso che non ha trovato spazio al palazzetto, ma anche una persona che vuole e deve seguire le gare sperando in una telecronaca equilibrata. 

Questo, soprattutto, perchè non stiamo seguendo la Nazionale, per la quale comunque spesso mi sembra esagerato il tifo dei cronisti, che vedrebbee il 100% degli spettatori che si trovano dalla stessa parte del tifo.

Questo articolo è, però, incentrato sugli arbitri e quanto successo nella seconda semifinale di Coppa Italia tra Brindisi e Pesaro apre l'ultima parentesi a riguardo.

I finali punto a punto del basket sono spesso stati condotti dalle squadre con falli tattici utili a portare gli avversari in lunetta, falli che da regolamento sarebbero antisportivi, perchè volontari. Le evoluzioni del regolamento non hanno saputo mettere gli arbitri nelle condizioni migliori per valutare queste situazioni e quindi ci troviamo ora a dire come siano stati troppo fiscali nel fischio dell'ultimo antisportivo che ha di fatto chiuso la gara.

Per il regolamento quello era un antisportivo, perchè intenzionale, ma la penalità di un fischio simile appare di valore troppo alto rispetto al fallo in quanto tale, questo è il classico esempio di cosa voglia dire essere arbitro e dover prendere delle decisioni che siano regolamentari, ma che non vadano ad incidere sulla gara per eccesso di rigore.

Questi esempi ci fanno capire che gli arbitri dovrebbero essere messi nelle condizioni di essere invisibili ai fini dello spettacolo, ma se non ci fossero gli sport non sarebbero quello che sono e forse non riempirebbero la vita di tanti appassionati.

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