Cosa sta accadendo nel College basket?


Il college basket è sotto attacco, così viene considerata l'indagine che ha portato all'emergere di irregolarità nel recruiting e nel sistema dello sport NCAA.

Per comprendere meglio quanto stia succedendo, senza dare la colpa a qualcuno in particolare, si deve prima di tutto chiarire quale sia attualmente la situazione del rapporto tra college ed atleti. Premettendo che il mondo del college non è stato inventato ieri.

I ragazzi che alla High School si sono contraddistinti per particolari abilità in uno sport possono aspirare, al pari di chi si è evidenziato per la carriera accademica, ad una borsa di studio. Questa borsa azzera le spese da sostenere per l'accesso all'istruzione privata. 
In cambio i ragazzi hanno il compito di far alzare il prestigio dell'Ateneo nell'ambito di appartenenza e questo porta ad un aumento delle donazioni al college.

Il sistema appare autoalimentarsi in questa maniera portando le scuole a ricercare sempre di più i migliori talenti per mantenere uno status di elite, oltre a questo la struttura in conference accresce gli  introiti di queste con la crescita del prestigio dei college appartenenti.

Il concetto è quindi che: un ragazzo che porta ad un aumento del valore della scuola porta a tutto il sistema ad essa collegata un aumento di denaro.

Questo è il punto che ha creato i problemi maggiori agli atleti, perchè parlare di studenti-atleti sembra sempre più un azzardo: vengo a giocare da te, va bene che io non paghi, ma tu hai un guadagno assai superiore al mio.
I ragazzi, infatti non possono ricevere nessun benefit durante gli anni all'università nemmeno per lo sfruttamento della propria immagine. Anche la firma di un pallone ad un ragazzo, se questo è pagato 1 dollaro sarebbe soggetto a sanzione.

Questo concetto è collegato a quanto prima ho abbozzato, il fatto che, per il sistema, non siano atleti e ben che meno siano professionisti, ma studenti.
Il passaggio al professionismo è sancito quando un giocatore lega tutti gli aspetti legati alla sua persona ad un agente. Questo passaggio fa perdere lo status di atleta collegiale ed inevitabilmente porta a dichiararsi per il draft.

Qui inizia lo scontro tra i ragazzi e la realtà, il cono di bottiglia che porta, ad esempio nel basket, da oltre 4000 giocatori a meno di un decimo e da almeno un migliaio di early entry o senior ai 50 scelti, considerando che  ormai è la normalità che ci siano una decina di international.
In questa fase i ragazzi possono iniziare a lucrare sulla loro carriera sportiva e spesso molti sogni crollano.
Appare logico che se un ragazzo ha talento, tanto da essere appetibile anche se giovane (non mi soffermo sulla mia idea a riguardo degli early entry dato che potrete leggerla in molti articoli di questo blog n.d.r.), ecco che egli cercherà di arrivare alla fase di guadagno il prima possibile.

Proprio per questo si sono visti i casi di Jennings, Mudiay e qualche altro, per fortuna pochi, che hanno deciso di saltare il college ed attendere il loro anno minimo tra high school e NBA facendo già i professionisti all'estero.
Come tutti gli appassionati sanno da oltre dieci anni è stato introdotta la famosa regola che vieta ai senior dei licei di entrare subito nel draft pool, evitando di fatto il percorso di Garnett, Bryant, Eby (perchè non solo giocatori diventati stelle hanno fatto il salto del college n.d.r) e James, quest'ultimo autore di alcune frasi fuori luogo contro la NCAA che sono apparse prive di significato a chi segue il college mentre hanno avuto ampia cassa di risonanza a chi segue solo la NBA. E' logico che chi non ha vissuto la carriera al college perchè già #1 overall in pectore non possa capire cosa sia quel mondo e quindi critichi esclusivamente cavalcando gli eventi.

Tornando quindi al cuore del discorso, i fatti emersi sono che, per dirottare verso di sè i talenti migliori, alcuni college abbiano utilizzato mezzi illeciti comprendenti benefit di vario genere e denaro in maniera non legale per il sistema NCAA.
Allenatori, direttori di dipartimenti sportivi, faccendieri o agenti, hanno agito contro il sistema che si è ora ritrovato "sporco" e dovrà valutare come riprendersi.

Era il 2011 quando Ed O'Bannon, vincitore anche di un titolo NCAA, sollevò il problema e nel tempo non sono mancati giocatori, usciti dal sistema, che hanno rilevato come il guadagno del mancato pagamento degli anni di studio sia notevolmente inferiore agli introiti degli atenei. Nel 2014 vi fu anche un giudice che decretò una violazione riguardo a questo veto nella ridristribuzione degli introiti con gli atleti.

Ora la questione è chiara, si dovrà riformare il sistema, ma come?
Alcuni prospettano di eliminare l'anno sabbatico, ma questo non fermerebbe la schiera di diciottenni che proveranno il salto e semplicemente indebolirebbe la NCAA, altri vedono nel pagamento degli atleti una soluzione, al pari della Lega che il vulcanico LaVar Ball ha ideato per il prossimo anno dove chi esce dalla high school si trova in una competizione dove non mancano gli sponsor e che dovrebbe già proiettarli verso la NBA.

Il problema rimane sul valore del sistema attuale. E' vero che difficilmente i giocatori dei dipartimenti sportivi siano poi assidui frequentatori delle aule studio, ma si rischia di far diventare il cono di bottiglia un creatore di ragazzi senza un reale futuro con contraltare baby Paperoni.

Concludendo penso che la reale riforma debba passare per la NCAA e debba obbligare i ragazzi a stare ai college e farli seguire più lungamente le lezioni, magari per tutti e quattro gli anni, ma con un guadagno, pur con un tetto salariale, a partire dal secondo o terzo anno. Un sistema integrato con la NBA che possa alzare il livello dei college, formare i ragazzi, specie quelli che prenderanno la facciata al momento della loro eliggibilità, e creare giocatori più completi per far migliorare anche la Lega professionistica.

Questa indagine ha scoperto cose che tutti sapevano o sospettavano, ma potrebbe realmente essere l'occasione per una importante e positiva riforma dello sport collegiale e professionistico americano.

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