Non è una NBA per vecchi


Era il 2005 quando l'NBA decise di cambiare le regole per dichiararsi per il draft.
La moda di scegliere ragazzini in arrivo dalla High School stava dilagando e, visto che spesso questi giocatori erano sopravvalutati dallo scarso valore tecnico da cui arrivavano, la Lega ha valutato di porvi rimedio.

Fissando a 19 anni il limite minimo di età per essere elegibili per il draft e definendo che i giocatori avrebbero dovuto far passare almeno un anno dalla fine del liceo, si aprivano le porte dei College per un gruppo consistente di ragazzi.

Questa mossa non ha risolto il problema dei bust al draft, ma ha cercato di agevolare le squadre facendo vedere il valore dei giocatori in un livello di competizione più alto.

Da parte della NCAA, la scelta è stata accolta con una corsa al recruiting ed un innalzamento del valore medio della competizione, ma spesso i programmi hanno dovuto lottare con la volontà dei giocatori che, nonostante tutto, tendevano a voler provare il salto senza completare i quattro anni al College.

In questo scenario si è iniziato a parlare sempre di più di early entry e one and done. Ho già trattato di questo in un vecchio articolo.

Non condividendo nella maggior parte dei casi, ad esempio Ben Simmons credo non dovesse aspettare ulteriormente, ecco alcune riflessioni che penso meritino di essere prese in considerazione:

La scelta di Jennings e Mudiay
Se il sistema obbliga i giocatori a far passare un anno dopo la High School, allora perchè non farlo da professionista al di fuori degli Stati Uniti?
Prima Jennings, a Roma nel 2008-09, e poi Mudiay, in Cina nel 2014-15, sembravano poter aprire una nuova moda, ma la NBA ha cercato di bloccare questo facendo scendere i due giocatori fino alla 10 ed alla 7.
Sarà un caso, ma chi ha valutato l'esperienza altrove ha perso molta considerazione, sarà per le loro caratteristiche o perchè si è cercato di limitare il fenomeno?

Thon Maker
Pur di entrare nel draft 2016 Thon ha fatto carte false e sfidato il sistema, ma ora dovrà dimostrare di valere quanto lui crede. La battaglia vinta sul filo dei regolamenti potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio, ma sicuramente rappresenta un precedente con cui la NBA dovrà confrontarsi.

Il ruolo dei senior NCAA al draft
Dopo qualche anno su spinta di Coach Calipari, ma ora anche altri coach hanno sposato questa idea, gli one and done stanno diventando una presenza fissa nelle parti alte dei mock draft, ma nelle ultime scelte credo che la "cura" abbia generato più problemi di quelli da cui si partiva!
Se prima i giocatori provenienti delle High School si potevano contare sulla punta delle dita, negli ultimi draft sono stati moltissimi spesso soffocando giocatori che hanno completato brillantemente i quattro anni ne college basket.
Per ogni Skal Labissiere scelto, ci sono tanti Ellis, Uthoff, Wiltjer, VanVleet o Ferrell che forse hanno dimostrato qualcosa in più in NCAA.


Le scelte di Trimble e Swanigan
Durante il recruiting i giocatori sono descritti in base ad una classificazione a stelle e quando sei un 5***** pensi logicamente già al draft.
Durante la prima stagione, però, possono succedere diverse cose che potrebbero far decidere, subito o a poco dalla deadline per ritirare eleggibilità, di tornare al college per fare altri anni.
Anche se si potrebbe pensare che questo aiuti i ragazzi a migliorare, questa scelta potrebbe rivelarsi controproducente per le loro speranze di entrare in NBA dalla porta principale.
Se si guarda ai primi mock draft 2017, sicuramente vissuti più sulla spinta mediatica che su reali prestazioni in campo, le prime scelte sono equamente divise tra International/NCAA player con più di un anno al college/High School senior nel 2016.
La percentuale degli HS seniors sale oltre l'80% se si considera quelli che si pensa possano entrare in lotteria.

La NBA, infatti, ormai preferisce scegliere freak atletici al posto di giocatori come Hield e Valentine (tra quelli schelti al draft 2016) o Ellis e Ferrell (tra quelli fuori dal secondo giro) che hanno migliorato il loro gioco fino a diventare giocatori pronti al professionismo.
Il ruolo dei coach del college è sempre stato importante nello sviluppo dei ragazzi, ma ora sembra che non sia più riconosciuto il valore di questo ed i coach al college sono quasi diventati macchine da recruiting.

Si può quindi dire che ogni anno al college migliori i giocatori, ma allontani questi dalla NBA.

Le soluzioni
Io penso che il pagamento dei giocatori al college potrebbe essere una soluzione per non avere una fuga preventiva, ma allontanerebbe i ragazzi dai valori accademici (si conosce quanto sia stretto il cono di bottiglia tra il bacino dei college e professionisti).
Inoltre se non gestito bene farebbe aprire una voragine tra college ricchi e "poveri" facendo perdere l'equilibrio nel college basket.

L'unica soluzione che ancora vedo, a distanza di 3 anni dal precedente articolo, è quella di fissare un vincolo alla stagione di junior, 21 anni, con l'unica clausola per poter avere un early entry quella di vincere il Titolo.
Si potrebbe, al limite, avere un terzo giro al draft e far diventare, per freshman e sophomore, la scelta solo una prelazione, obbligando i ragazzi ad arrivare al terzo anno prima di vedere aperta la possibilità di entrare in un roster.
Questo renderebbe i ragazzi ai primi due anni simili ad International con un contratto almeno triennale da rispettare.

Aspetto i vostri commenti alle proposte sulla pagina FB del blog o su twitter.

Commenti