Un draft "international" difficile da capire


Inutile nasconderlo, il draft 2016 mi ha decisamente deluso.
Al contrario di quanto pensino alcuni, ritengo che il gruppo di giocatori che poteva essere scelto quest'anno sia di qualità decisamente elevata ed ora mi trovo a sfogliare i tanti nomi degli esclusi dalle scelte. Purtroppo, al contrario della NFL, i round sono solo 2 e le delusioni sono dietro l'angolo, ma credo che alcune delle scelte siano quanto meno rivedibili... pur rimanendo il fatto che solo il campo potrà dare dei giudizi.

La moda imperante è quella di etichettare un giocatore come futuribile e farlo pompare dai media e dall'ambiente cestistico, quindi poi trovi un Jaylen Brown che passa davanti a giocatori che, per alcuni, sono "troppo vecchi".

Un tempo si dividevano i giocatori al draft in: progetti, NBA ready e possibili secondo round. Oggi un senior deve avere le qualità di Hield o Valentine per poter essere appetibile mentre ragazzi come Labissiere o Maker vivono di appeal dato dal fatto che sono talentuosi, pur non avendo dimostrato nulla sul campo.

La prima scelta assoluta Simmons è stato un freshman che pur con tutti i difetti dovuti alla sua età, ha dimostrato di poter dominare in campo, Skal, arrivato a Kentucky per poi andare in NBA con una scelta nelle prime 3, ha invece molto deluso, ma la porta girevole di Coach Cal ed il fatto di sapere che forse da sophomore non avrebbe trovato un contratto al piano di sopra, lo hanno portato a dichiararsi, per sua fortuna ha trovato Phoenix pronta a prendersi il rischio.

Il discorso simile si potrebbe fare, oltre che per il già citato Maker, anche per Diallo ed altri giocatore che non hanno mai dato l'impressione di avere quello che gli si attribuisce, per questo è stata ottima la scelta di Swanigan, che comunque ha già fatto vedere qualcosa, di tornare a Purdue per migliorare ancora.

Oltre alle scelte dovute al fatto che un giocatore "non ha ancora dimostrato, ma il suo talento..." ci sono state diverse scelte comprensibili, ma assai rischiose. Il talento di LeVert non è in discussione, così come le sue prestazioni, rimane il fatto che un bollino rosso come il suo circa il fatto di essere injury prone, in NFL, lo avrebbe portato automaticamente al secondo round, ma nella realtà ha trovato la 20° pick.

Infine la passione per gli international si è impossessata delle franchige NBA portando una quindicina di giocatori provenienti da campionati stranieri nella Lega. Per loro rimangono le solite domande sul fatto se siano pronti per lo stile di gioco e di vita della NBA e se arriveranno realmente.

Dette tutte le mie perplessità sono molto contento per alcune delle scelte:

- Poeltl, che ritengo un ottimo lungo e che è finito in una squadra che ha necessità proprio nel suo ruolo
- Bentil, che ha sfruttato l'effetto Dunn
- Sabonis, migliorato continuamente nelle sue stagioni a Gonzaga
- Ulis, uno di quelli che ha deciso di rimanere a Kentucky per migliorare, pur perdendo qualche posizione
- Cousins che ha sfruttato l'effetto Hield
- Whitehead, che ha massimizzato i frutti di una buona stagione di Seton Hall

Mi stupisco, ma secondo le premesse non dovrei, per il crollo di B.Johnson e Paige di UNC e di Niang, per me NBA ready. 
Menzione per Layman in uscita da Maryland insieme al suo compagno Stone e per la coppia di Syracuse Richardson-Gbinije.

Concludo chiedendomi se Uthoff, VanVleet e Baker, Ferrell, Selden Jr e Ellis, House e Wiltjer realmente non valessero alcuni dei giocatori scelti, ma poi noto che sono tutti senior...

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