Intervista a Giacomo Rossi - DS della Stellazzurra Basketball Academy


Negli ultimi due anni il numero di giocatori italiani che stanno decidendo di andare a "portare il loro talento" oltreoceano è in netto aumento. In questo contesto c'è una società che sembra essere capofila nella preparazione di questi ragazzi: la Stellazzurra Basketball Academy.

Ringraziando tutta la società per la disponibilità, ho cercato di capire meglio il mondo della Stellazzurra ponendo alcune domande a Giacomo Rossi, direttore sportivo della Academy.

1) Quali sono le caratteristiche che un ragazzo deve avere per poter essere seguito dalla vostra società?

"Partiamo con il dire che il nostro reclutamento parte molto presto, cerchiamo di reclutare i prospetti più interessanti attorno ai 14-15 anni. Ormai abbiamo una rete di contatti che ci permette di essere presenti in tutti i Continenti, ma alla fine le caratteristiche che cerchiamo sono le stesse: noi cerchiamo persone di talento. Che sia talento fisico o tecnico o caratteriale, o meglio ancora tutte assieme, questo è quello che cerchiamo. Se per il fisico e la tecnica è abbastanza facile intuire il talento, molto di più arduo è capire la vera indole caratteriale di un ragazzo senza averlo potuto conoscere e averlo allenato per mesi. Questa è la parte più difficile da fare, riconoscere le dote morali di un prospetto, perchè alla fine saranno quelle che faranno la differenza."

2) Quali aspetti sono i primi che cercate di allenare? (tecnici, fisici o tattici)

"Partiamo dalla cura del proprio corpo, ovvero del primo "strumento di lavoro" dei nostri atleti. I nostri ragazzi hanno a disposizione molte figure professionali adibite a far sì che il loro corpo sia la migliore macchina per correre. Devono essere una Ferrari. Hanno preparatori fisici, nutrizionisti, fisioterapisti, dottori, psicologi e osteopati. Il tutto perchè il basket è principalmente uno sport di atleti al giorno d'oggi e quindi si parte da questo. Coordinazione, forza, esplosività, rapidità, ecc... tutte doti difficili da insegnare ma anche doti che arrivano certamente dopo un certo tipo di lavoro.
Dal punto di vista tecnico cerchiamo invece di lasciare molto spazio al talento individuale del ragazzo. Ognuno di loro ha qualcosa di speciale e dobbiamo essere bravi a coltivarlo e proteggerlo. Ma al tempo stesso dobbiamo dargli anche altri strumenti per accrescere il proprio bagaglio personale.
La parte tattica è invece quella dove dedichiamo minore attenzione. Quanto meno alla parte tattica della squadra. Ci soffermiamo molto di più nell'insegnare anche attraverso video o analisi il motivo per cui un giocatore ha fatto una scelta piuttosto che un'altra. Quindi diciamo un'analisi tattica ma sempre indirizzata ad un lavoro individuale." 

3) Cosa dite ad un ragazzo che palesa la volontà di andare oltreoceano?

"Preparati! Non arrivare impreparato. Al giorno d'oggi andare in un College credo sia un sogno più che legittimo, ma non è tutto oro ciò che luccica o quanto meno c'è da farsi trovare pronti. Pronti dal punto di vista linguistico, scolastico, fisico, mentale e forse, solo per ultimo, cestistico."

4) Fornite voi i contatti coi College o seguite il ragazzo solo una volta che lui ha ricevuto un invito?

"Negli ultimi cinque anni abbiamo delle ottime relationship con molti college di Division1 americani. Alcuni sono stati alla Stellazzurra durante le loro tournee estive, altri si sono interessati ai nostri giocatori perchè li hanno visti nelle competizioni internazionali, altri ancora ci hanno conosciuto attraverso le attività che abbiamo svolto qua a Roma (Basketball Without Borders della NBA, Adidas Next Generation dell'Eurolega, ecc.).
Ogni anno ci sono dei college che ci chiedono di visionare i nostri giocatori. Poi loro se hanno interesse si fanno avanti ed è poi il giocatore stesso che decide quale borsa di studio eventualmente accettare. La NCAA è un treno che passa una sola volta nella vita di un giocatore, noi, per quanto possibile, cerchiamo di far passare più treni possibili di fronte a loro."

5) Pensate che rimanga comunque una certa diffidenza verso i giocatori europei che arrivano nei College?

"Sinceramente no. Anzi, penso che adesso vada quasi di moda. Negli ultimi anni sono tantissimi gli europei che stanno andano, ma molti di più sono quelli che andranno. E' un pò di anni che noi lo diciamo, anche per permettere ai Club e alla Federazione di mettere magari in atto strumenti di protezione, ma forse non ci crede nessuno che da adesso in poi tutti i migliori giocatori di ogni annata andranno in America...salutando i Club italiani, forse la Nazionale anche se solo temporaneamente, ecc. Si dovrebbe aprire un capitolo intero sui rischi che le società hanno nel mandare un giocatore al College, ma la verità è che un'occasione del genere non può essere impedita. Sicuramente però andrebbe regolata meglio, proprio perchè adesso i College americani hanno un totale interesse verso i migliori prospetti europei. E secondo a breve non solo i College....arriveranno ancora prima con le High School e Prep School."

6) Negli ultimi anni avete creato diversi prospetti per la NCAA, pensate di avere solo un abile settore di scouting o anche i metodi di allenamento sono meno "accademici" e più rivolti al gioco in "stile americano"?

"E' chiaro che il materiale umano a disposizione deve essere interessante, ma è sicuramente il lavoro che poi permette ad un ragazzo di diventare un giocatore di Division 1. Facendo un esempio reale: Amar Alibegovic. Quando è stato reclutato da noi a 16 anni nessuno in Italia lo voleva fortemente, neppure la Nazionale Italiana pur essendo italiano. Oggettivamente quando è arrivato a Roma era veramente difficile pensare che potesse diventare un giocatore anche solo in grado di giocare nelle minors italiane, ma la nostra proiezione futura della sua immagine era veramente quella di un giocatore di livello quantomeno europeo. Ciò che ha fatto sì che i nostri piani fossero rispettati però è stato il suo duro lavoro. Ricordo il suo ultimo anno alla Stella, faceva circa 8-9 ore al giorno di lavoro con Germano D'Arcangeli. Una macchina da lavoro come non ho visto mai."

7) Qual è il prototipo del giocatore che cercate?

"Un giocatore che voglia superare i propri limiti. Cerchiamo persone di ogni Continente che siano disposte a sognare e a lavorare veramente per raggiungere quel sogno. Spesso quando si recluta un giocatore si deve anche passare attraverso il "convincimento", ma la verità è che non dovremmo mai convincere nessuno. E' il giocatore stesso che deve voler diventare un giocatore vero. Ne i suoi genitori, ne i suoi ex o futuri allenatori. Una persona autonoma, determinata ma anche con un pizzico di follia positiva, perchè alla fine per fare una grande cosa serve anche un pò di qualcosa di diverso."

Il lavoro della Stellazzurra in questa stagione ha portato due ragazzi a tentare l'esperienza americana.
Scott Ulaneo e Mattia Da Campo saranno nel roster di Seattle in Division I, ma prima su questo blog e su NCAA Time Magazine racconteranno com'è nata la loro futura esperienza e cosa si aspettano da questa!

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