Intervista con Wayne Blackshear, Giorgio Tesi Pistoia ex Louisville

Foto: MCCOLOMBO PH

Dopo aver chiacchierato con Siva, ha accettato di rispondere alle domande di Rushandslam anche Wayne Blackshear, suo compagno a Louisville, ora in Italia a Pistoia.

Come sempre ringraziamo l'ufficio stampa della sua squadra di appartenenza, la Giorgio Tesi Pistoia, per la disponibilità.

Blackshear è uscito da Louisville dopo 4 anni al college ed un titolo in tasca, vinto nella stagione 2013, giocatore migliorato sotto l'ala di Coach Pitino, ora affronta la nostra serie A1 con maturità e la consapevolezza delle proprie qualità.

Reclutato da Pitino per Louisville, cosa ha voluto dire ricevere le attenzioni di un top college ed un top coach?

E’ stata sicuramente una grande soddisfazione, la possibilità di crescere professionalmente in una realtà di livello assoluto che senza dubbio mi ha lasciato tanto, anche sul piano emozionale.

Quali insegnamenti ti ha lasciato Pitino e quali suggerimenti per la sua carriera?

Un coach come Pitino non si può riassumere in un consiglio o in qualche suggerimento. E’ stato un allenatore che ha fatto di me una persona, prima ancora che un giocatore, più matura, più consapevole. 
Sul piano tecnico, beh… Difficile anche solo ricordarmi come ero quattro anni e mezzo fa: questo per dire quanto la mano di Pitino sia stata importante.

Hai fatto 4 anni, cosa ormai rara per i giocatori con le sue qualità, cosa pensi degli one and done e quanto pensi che ti abbia aiutato completare gli anni al college cestisticamente e personalmente?

Sono scelte. Io non rimpiango niente, ma rispetto chi ha optato per una strada diversa. 
Sicuramente i quattro anni a Louisville per me sono stati fondamentali, ma ovviamente dipende dal contesto in cui ti trovi e per una buona parte anche da quanto senti di essere avanti nel tuo personale processo di crescita e maturazione tecnica e mentale.

Il Titolo del 2013, cosa ricordi di quella esperienza, nata anche sulla scia emozionale dell'infortunio a Ware?

Beh, la vittoria di un titolo è qualcosa che ti rimane sulla pelle. E’ un’emozione difficile da descrivere, il culmine di un percorso che quando hai iniziato non sai dove ti avrebbe portato. 
Fu una serie finale strana per certi versi, complessa. Ci arrivavamo da favoriti, anche perché alle Sweet Sixteen tre delle quattro numero uno, esclusi appunto noi, erano già state eliminate, e in un certo senso la pressione si faceva sentire. 
La partita di semifinale contro Wichita State, ad esempio,  fu, per noi, dominata dalla tensione: rischiammo l’eliminazione, ma fummo bravi a uscirne vivi. La finale poi, di fronte a 75000 persone fu qualcosa che personalmente ho vissuto in apnea…

In 4 anni al college le tue statistiche sono sempre migliorate, quale aspetto stai cercando di valorizzare ulteriormente?

Le statistiche dicono molto ma non dicono tutto. Sto cercando di migliorare i dettagli, come ad esempio, l’attitudine alle specifiche situazioni che il basket europeo richiede. L’impatto con il basket europeo non è stato subito semplice, ma lo avevo messo in preventivo…

Quali sono le differenze per un giocatore tra la vita cestistica al college e quella nella nostra serie A1?

Beh, qua è richiesta una maturità e un grado di autonomia diversi, anche se ho la fortuna di essere in una società che “coccola” molto i propri giocatori. Sul piano cestistico ho trovato una grande attenzione all’aspetto tattico, al dettaglio che può fare la differenza, agli adattamenti che ogni partita, ogni avversario, ti richiede. 

Chiudo con la tua attuale stagione a Pistoia, quali sono le qualità che pensi di aver portato finora alla squadra?

Sono qua fin dal primo giorno per mettermi a disposizione del coach e dei compagni. Sono consapevole delle mie qualità e dei miei limiti, ma da parte mia cercherò sempre di fare quello che in un determinato momento è più utile per la squadra. L’importante alla fine è cogliere un risultato, e di fronte a questo obiettivo tutti dobbiamo metterci a disposizione. 
Personalmente credo di essere un giocatore duttile, con delle qualità offensive che finora sono riuscito a esprimere solo parzialmente.  Abbiamo davanti un’intera metà di stagione: possiamo e dobbiamo fare tutti, me per primo, ancora meglio di quanto fatto fino a oggi!

Abbiamo conosciuto meglio un giocatore che ha saputo fare tesoro delle sue esperienze e che sta creando una carriera solida continuando a migliorare il suo gioco anche da punto di vista tattico.

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