Pioggia di soldi sui contratti NBA



Così come nel nostro italico mondo del pallone, anche in NBA siamo nel periodo di mercato, ma, al contrario del sempre più disgraziato sport tricolore, raramente si sono viste girare le cifre che stanno facendo letteralmente saltare in piedi gli appassionati del basket statunitense.

La differenza tra le Leghe appare sempre più evidente, andiamo a vedere quali sono alcuni dei motivi di tale disuguaglianza.

Non sono un esperto di economia, nè conosco in maniera esaustiva tutte le clausole del complicato contratto collettivo che regola le firme dei giocatori, ma sicuramente vedere Davis firmare per 145M in 5 anni potrebbe sorprendere chi è abituato a vedere squadre blasonate del calcio italiano cercare di prendere in prestito un giocatore pur di non pagarlo 1M all'anno.
L'articolo parla di mondi che fatturano milioni e che in questo momento di crisi possono anche essere additati come pessimi, moralmente parlando, ma che in un mondo di domanda ed offerta, vivono di equilibri assai diversi.

Premesso che molti contratti NBA finiranno nel periodo che sta per arrivare, ovvero quello in cui il cap avrà un balzo dovuto al nuovo accordo con le televisioni, mai come quest'anno si sono visti tanti giocatori andare oltre i 100M totali nel basket a stelle e strisce.

Nelle Leghe americane i 100M sono un valore che ha sempre suscitato qualche discussione e che divideva i veri paperoni dai giocatori con un contratto molto buono. Anche nella stessa NFL solo nell'ultimo anno il numero di contratti a tre cifre ha avuto un incremento, ma si deve anche considerare che il sistema contrattuale garantisce solo una parte di questi milioni e che per ora non credo che nessuno sia mai arrivato in fondo a tali firme.
La MLB dal canto suo ha spesso spalmato i contratti più onerosi sul lunghissimo tempo (anche a causa dell'assenza di salary cap)  garantendo guadagni milionari anche a giocatori ritirati.

Fatte queste premesse vediamo come sia possibile che in NBA, ma come detto in tutte le leghe professionistiche americane, girino così tanti soldi e che invece il grande mondo del calcio, osannato dai più, non abbia neanche i soldi per poter rassicurare i tifosi che le squadre promosse giochino realmente il campionato l'anno successivo. Oltretutto l'esplosione della MLS, campionato considerato minore fino a pochi anni fa, potrebbe creare un nuovo scompenso dato che, come parecchi anni orsono, sono già molti i giocatori europei emigrati verso il soccer. 

IL SALARY CAP
Il concetto di livellamento nei guadagni e di conseguenza delle spese nello sport americano è molto sentito. Pur essendoci squadre più ricche ed altre più deboli, i campionati americani vivono di equilibri, il concetto stesso del draft è quello di portare talento verso le squadre che l'anno prima erano più in difficoltà.
Questo, inoltre, evita che alcune squadre spendano in maniera smodata per poi finire con l'acqua alla gola.
Il salary cap induce di conseguenza anche un continuo livellamento dei contratti ed una più oculata scelta dei compensi.

IL MERCATO ED IL RUOLO DEI PROCURATORI
Il concetto di freeagent è sconosciuto nel nostro sport, chi non ha squadra vuol dire che è caduto in disgrazia e nessuno si sognerebbe di uscire dal proprio contratto senza avere una squadra pronta ad assumerlo.

Negli Stati Uniti, invece, è l'arma che hanno i giocatori per poter scegliere le squadre ed i compensi migliori che gli sono offerti, spesso il taglio da parte di una squadra per trovare spazio salariale risulta essere un'arma a doppio taglio perchè finisce quasi per favorire il giocatore più che la franchigia.
In tutto questo il ruolo dei procuratori assume un valore enorme, non sono solo quelli che parlano dei "mal di pancia" della star capricciosa che non riesce a vincere la Coppa, ma sono quelli che letteralmente portano i soldi ai giocatori, quelli che trovano le clausole migliori per i loro affiliati.

Questo porta ad avere un sistema contrattuale molto dinamico che permette di avere due momenti importanti nella stagione: la freeagency e la trade deadline.
La prima è la sessione "estiva", quella in cui si firmano i contratti e si rinegoziano quelli a lungo termine mentre la seconda è quella più ricca di scambi tra le squadre in vista dello sprint finale, in cui non si parla di denaro, ma solo di scambio di contratti esistenti.

LA DURATA
Il sistema di salary cap comporta che le squadre tendano a spalmare i contratti  per un arco temporale fino a 5/6 anni.
Nello sport nostrano tutti sanno che la durata dei contratti difficilmente supera i due anni e che se anche si firma per una durata maggiore difficilmente i giocatore desidererà rimanere se non per un ritocco in alto dello stipendio annuale.
Nelle Leghe professionistiche americane i contratti dei giocatori più importanti sono in genere lunghi e, pur iniziando a far capolino, specie in NBA, il fenomeno dei "mal di pancia", in genere tendono ad essere rispettati dai giocatori, a meno di clausole a loro favore.
Il concetto in controtendenza rispetto all'Europa, appare però essere la rinegoziazione. 
Il giocatore, riallunga il proprio contratto, andando a prendere più soldi, ma su lungo termine, rinunciando a parte del compenso annuale.

LE TELEVISIONI E GLI SPONSOR
Inutile negarlo, il mercato USA è troppo più vasto di quello europeo e quindi ogni contratto televisivo porta soldi alla Lega e di conseguenza alle squadre.
Il merchandising porta altra ricchezza alle franchige, il mercato dei gadget è un fenomeno mondiale e la vittoria del logo di una squadra su un mercato importante permette alla Lega di prosperare.
Il sistema centralizzato, infatti, spalma parte del ricavato anche sulle squadre meno fortunate.
Il continuo restyling dei team permette inoltre a tutti di cercare spazio sul mercato della vendita dei propri prodotti. Esemplare anche l'ultima tendenza NBA ovvero quella di creare maglie speciali/commemorative per momenti della stagione, Natale, San Patrizio, Capodanno Cinese etc.

GLI ENTI SUPERVISORI
Il mondo sportivo Europeo è diviso tra l'Ente Europeo e le varie Leghe nazionali che spesso sono al loro interno ancora divise per categoria, nel mondo americano esiste un potere gestionale ben delineato che permette di avere interlocutori precisi che alla fine posso prendere le decisioni che ritengono migliori per lo sviluppo, prima di rimandare poi tutto ai proprietari per la formalizzazione.
Anche lo stesso concetto che la vendita delle squadre avvenga sotto la supervisione della Lega permette una determinata stabilità.
Non è passato molto da quando alcune franchige NBA erano "di proprietà" della Lega in attesa di formalizzare l'acquisto da parte di un nuovo acquirente, scelto comunque non dal venditore.

Anche gli stessi giocatori hanno una rappresentanza forte, che ha il potere, il compito ed è capace di formalizzare i contratti collettivi, nello sport europeo questo non esiste.

I CAMPIONATI CHIUSI
Logicamente tutto quello che ho scritto sopra è possibile dato che i campionati statunitensi sono a numero chiuso, con leggi ferree per quanto riguarda lo spostamento di città della squadra e/o l'ingresso di nuove franchige.
Applicare il modello americano tal quale sarebbe improponibile, ma alcuni spunti del modello contrattuale ed organizzativo appaiono quasi necessari in questo periodo in cui da una parte si firma ad una media di 20M l'anno e dall'altra si vedono fallire squadre, anche dopo la vittoria di scudetti e campionati.

Queste poche idee sono il mio pensiero leggendo le notizie di questi giorni aspetto le vostre critiche come sempre sulla pagina FB del blog o su twitter!

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