I grandi Perdenti NBA dal 1990



In questo periodo in rete si è iniziato a diffondere la richiesta tra tifosi di raccontare quali soiano stati i 10 giocatori NBA che hanno segnato la passione cestistica.
Leggendo quelle che mi sono arrivate e parlando con altri tifosi, ho notato che, a parte i soliti grandi giocatori vincenti, ognuno di noi ha nel cuore almeno un grande perdente, un giocatore sicuramente dalle doti cestistiche fenomenali, ma che, per sfortuna o perchè ha sempre incontrato uno che in quel periodo storico era meglio di lui, non è mai riuscito a vincere un titolo.

Parlando degli ultimi 25 anni circa, i nomi non sono pochi, vedrò quindi di dirne alcuni per ricordare le  loro qualità ed il motivo per cui non hanno mai avuto un anello.

Una premessa a tutto questo è d'obbligo!
Nel periodo di analisi ci sono stati 4 squadre che hanno monopolizzato il vertice della NBA e che si sono rese responsabili della creazione di tanti perdenti di lusso.
La prima di questa squadre è la Chicago di Jordan e Pippen che ha vinto 6 titoli 91-93 e 96-98.
La seconda è Houston di Olajuwon che sfruttò il ritiro di Jordan per vincere nel 1994 e nel 1995.
Terza corazzata i Lakers di Kobe e Shaq che vinse 5 titoli in 7 Finals negli anni 2000.
Infine gli Spurs di Duncan, Parker e Ginobili che hanno diluito i loro 5 titoli dal 1999 al 2014.
Si capisce che con quattro squadre che hanno vinto 18 Anelli su 24 lo spazio per gli altri fenomeni della Lega si riduce decisamente.

Iniziamo, quindi, in ordne cronologico, andando a vedere le vittime di MJ.
Tra coloro che hanno chiuso con la casella 0 alla voce campionati NBA vinti ci sono quattro dei 50 giocatori votati come i migliori al cinquantenario della Lega.

Patrick Ewing è una colonna della storia dei Knicks, ma nell'era Jordan ha dovuto subire sempre sconfitte nei playoff.
Lungo con un tiro morbido dalla media distanza ha passato il triennio dal 1991 al 1993 a leccarsi le ferite dato che è stato sempre eliminato dai Bulls ai playoff.
Speranzoso di vincere nel 1994 ha perso la sfida diretta contro Hakeem "The dream" nelle Finals, così come successe al primo Shaq nei Magic col sui compagno Anfernee "Penny" Hardaway, uno dei primi play oltre i 2 metri come "Magic"
Il fatto che all'ultimo atto abbia sempre trovato un centro più pronto di lui ha pesato anche quando nel 1999 si trovò davanti il giovane Duncan e David Robinson per la sua seconda sconfitta alle Finals che decretò il tramonto del sogno di un Anello per Patrick.

New York, però, aveva altri giocatori che non hanno assaporato la vittoria finale, tra tutti citerei il ninja John Starks e Doug Christie, che ritroveremo più avanti, per i Knicks dell'era Jordan e Allan Houston, Larry Johnson, cui alcuni infortuni hanno limitato il potenziale, e Latrell Sprewell, quest'ultimo giocatore devastante, ma dal carattere irrequieto che, dopo aver messo le mani al collo di Carlesimo ai Warriors, ha trascinato i Knicks vicino al sogno, per quelli delle seconde Finals di Ewing.

I Bulls non hanno spento i sogni solo ad Est, ma anche nell'altra Conference sono molti i grandi campioni rimasti a bocca asciutta.
Se Shawn Kemp, Gary Payton e Charles Barkley sono arrivati solo una volta a giocarsi la vittoria, cosa dovrebbero dire John Stockton e Karl Malone che persero due finali consecutive?

Il duo di Seattle era la giusta combinazione di quello che serviva ad una squadra, uno scorer dalla potenza al ferro disarmante ed un play duro dalla difesa forte, purtroppo non è bastato per finire davanti a tutti, così come a Barkley che, dopo una vita a Phila, era riuscito a raggiungere le Finals con i Suns.
Quei Suns erano la squadra anche di Kevin Johnson, Tom Chambers e Dan Majerle, ma nulla hanno potuto contro Jordan e Pippen

L'accoppiata Scorer-Play è anche quella che hanno creato ai Jazz Malone e Stockton, ma anche a loro la legge dei Bulls, rafforzatisi con Rodman, vincitore ai Pistons già di due titoli, non ha dato scampo.
Malone provò con Peyton la carta di andare da Kobe a formare un quartetto di fenomeni per poter vincere subito, ma andò male così come quando lo fecero Howard e Nash due stagioni fa.

Infine in quel periodo facevano fare sogni felici ai tifosi le gesta del famoso TMC dei Warriors che, nonostante i titoli non siano arrivati creava spettacolo su tutti i parquet.
Tim Hardaway dal crossover spezza caviglie, Mitch Richmond giocatore sempre sottovalutato ed il tiratore e leader Chris Mullin creavano una combinazione esplosiva ogni partita.

Dopo l'era dei Bulls arrivò quella dei Lakers ed iniziò quella di Duncan e gli Spurs che con 10 titoli in 12 anni, intervallati solo dai Pistons di Billups, Wallace ed Hamilton e dagli Heat di Wade e Shaq, chiusero le porte a molti giocatori dal talento incredibile.

Ad Est sono Allen Iverson, Reggie Miller e Vince Carter a cercare di contrastare il potere dell'Ovest, mentre nell'altra Conference sono i migliori Sacramento Kings degli ultimi anni a fallire nel tentativo di rompere il monopolio.

Se si parla di Iverson si deve dire che fu il miglior giocatore di sempre con quel fisico, ma proprio il rapporto tra la sua mole ed i giocatori con cui aveva contatti ogni sua entrata a canestro ne hanno limitato la longevità della carriera.
Miller e Carter invece erano giocatori completamente diversi, il primo aveva un tiro da altissime percentuali ed una capacità di essere decisivo nei momenti critici degli incontri inceredibile mentre il secondo era "Vincredible" per le sue qualità aeree.
Pensare che ad aiutare Carter era arrivato un altro giocatore eccezionale, il suo cuginetto Tracy McGrady, che, dopo aver deliziato i tifosi su diversi parquet NBA, ha deciso di andare a giocare in Cina. 

Infine ecco i Kings dei primi anni 2000, una squadra perfetta, con tante qualità, che però fallì contro i Lakers in una grande gara 7.
Mike Bibby come play, il già citato Doug Christie, che perse le Finals anche a Dallas, e gli slavi Peja Stojacovic, tiratore eccelso, e Vladi Divac, arrivato in NBA quando ancora gli International erano pochi nei Lakers della fine dell'era Riley e che aveva già perso le Finals del primo titolo di MJ, oltre a Chris Webber formarono una squadra che era forte in quasi tutti i ruoli.

Webber aveva già chiuso da perdente la sua carriera NCAA con i Fab Five, tra le altre cose proprio con una brutta figura finale, quando chiamò un timeout che non aveva, regalando di fatto la finale ai Tar Heels che erano già in controllo della partita.

Siamo arrivati, quindi, all'era di LBJ che si aprì con la vittoria per Nowitzki e Kidd, fino ad allora grandi perdenti, e per ora sta regalando tante altre delusioni a molti, ma il tempo per la rivalsa dei giocatori in attività c'è, a partire dalla prossima stagione.
Se ne riparlerà, quindi, tra almeno altri 15 anni per vedere se la coppia di OKC, per fare un esempio, o i nuovi compagni di James, Irving e Love, saranno ancora privi di un Anello al dito!

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